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19 Gen 2021 | Sicurezza informatica

Controllo degli accessi informatici: password, impronta e viso

Siamo immersi in una nuvola di servizi digitali e ogni piattaforma per farci entrare ci chiede, giustamente, username – e fin qui è facile, dato nella maggioranza dei casi si tratta di un indirizzo mail – e una password. E qui iniziano i problemi.

Non sempre l’utente medio sceglie una password sufficientemente complessa, dato che deve ricordarsela e rischia di non trovare più quel famoso foglietto su cui l’ha scritta, e neppure varia le password da un sito all’altro e da un’app all’altra, con le stesse motivazioni.

Nella società dell’informazione digitale, e della sicurezza informatica, le credenziali di accesso però sono oro puro – non a caso il phishing, l’invio di mail truffaldine con loghi contraffatti e annunci di fantomatici problemi tecnici mira proprio ad esse – e come beni preziosi andrebbero protette. Da qui, anche, la ricerca di metodi di identificazione diversi e l’esplorazione del riconoscimento biometrico come possibile soluzione al problema, dato che usare l’impronta digitale, l’iride, la faccia o la voce come password sgrava l’utente da qualsiasi sforzo mnemonico e almeno in teoria garantisce la “non contraffazione”.

Nei cellulari Apple è più avanti di tutti i concorrenti grazie al passaggio dall’identificazione tramite impronta digitale a quella tramite scansione del viso. Il sistema non si fa ingannare da una foto bidimensionale ed è sufficientemente smart da riconoscere una faccia anche con occhiali da sole e barba lunga. Ma come sempre accade i cybercriminali passano in fretta dall’essere un passo indietro all’essere un passo avanti. La sfida biometrica è appena iniziata.

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