La pandemia ha fatto ripensare le linee urbanistiche
La pandemia ha rivalutato il concetto di casa. Sotto diversi aspetti: si trascorre più tempo tra le mura domestiche (e questo effetto avrà un’ombra lunga anche dopo la fine dell’emergenza sanitaria), si lavora di più da remoto, gli stessi studenti svolgeranno più attività didattiche a distanza.
Questi fattori stanno condizionando – come intuibile – le scelte sul tipo di costruzioni da realizzare e sulle pianificazioni urbanistiche e territoriali che competono agli enti pubblici, in particolare quelli locali. Vediamo quali sono le nuove priorità che gli italiani assegnano alla casa.
La prima: adattarsi al proprio stile di vita. In altre parole: un’abitazione che sia sempre più funzionale allo svolgimento di attività che prima avvenivano in prevalenza lontano dal domicilio. È il discorso, soprattutto, del lavoro che anche dopo la pandemia, come già accennato, troverà più tempo e più spazio tra le mura domestiche. Case che diventano uffici? No, questa è un’esagerazione. Ma di certo spazi interni concepiti in modo da avere un locale o un angolo di una grande stanza da destinare a scrivania e computer.
È un’esigenza imprescindibile. Anche per i ragazzi che, pur tornando alla didattica in presenza, hanno bisogno di utilizzare a casa strumenti informatici. Un tempo i compiti si facevano ovunque in casa: bastava avere un tavolo dove appoggiare libri e quaderni. Ora non più: quel tavolo deve essere a ridosso di prese elettriche, ad esempio, e immaginando sessioni di studio online non devono esserci rumori, interferenze, famigliari che passano.
Possono sembrare banalità ma queste esigenze, ora così spiccate, stanno ripensando gli spazi all’interno della casa. Ripensare non significa necessariamente ampliare le metrature degli alloggi ma progettarli con criteri nuovi.
Del resto, se si pensa all’evoluzione dell’ambito domestico nella storia italiana, si nota che i locali – pensiamo ad esempio alla cucina o al bagno – hanno subito trasformazioni dettate da nuovi modi di vivere quegli spazi. La cucina piccola perché poi c’è la sala dove pranzare è un “modello” superato.
E qui già entriamo nella seconda esigenza che muove le scelte sulle case: il comfort abitativo. Anche gli alloggi meno prestigiosi, anche gli appartamenti meno ampi, richiedono oggi un certo comfort. Perché – come detto in premessa – si prevede che anche col liberi tutti e col ritorno alla nuova normalità, sarà consistente il tempo da trascorrere tra le mura domestiche.
Infine, terza esigenza indicata dagli esperti, è la tutela della salute. Case dunque che danno benessere fisico, che non mettono a rischio appunto la salute. L’inquinamento acustico, ad esempio, è uno dei fattori tenuti maggiormente in considerazione. Il rumore (esterno) è un elemento alienante per la vita domestica (vengono in soccorso però gli infissi di qualità che garantiscono un efficace isolamento). Il discorso certo vale soprattutto per le nuove costruzioni, che già vengono concepite con questi criteri, ma anche per quelle esistenti da ristrutturare. Casa dolce casa, meglio se confortevole e salubre.