Il mercato immobiliare, quello che gli addetti ai lavori chiamano anche real estate, è un settore che, come tanti altri, ha subìto conseguenze pesanti a causa della pandemia globale provocata dal coronavirus.
Dall’inizio dello scorso anno il mercato immobiliare ha rallentato dopo anni di crescita seguita alla grande crisi del 2008. Le compravendite si sono comprensibilmente ridotte. I prezzi di conseguenza sono scesi. E anche nel campo delle ristrutturazioni la grande spinta garantita dal superbonus 110% per il rifacimento degli edifici esistenti in chiave green e antisismica ha scontato difficoltà burocratiche e tempistiche sufficienti solo sulla carta.
Ma come spesso è accaduto nella storia, e come ci dice anche il semplice buon senso – ad ogni caduta segue un rimbalzo – i mesi e gli anni a venire saranno mesi e anni di ripresa, sempre che l’economia globale e nazionale riparta davvero, anche per effetto della campagna vaccinale. A dirlo, tra gli altri, è una ricerca del centro studi Sarpi, che ipotizza un ritorno del numero delle compravendite ai livelli pre-Covid nel 2023, o addirittura un superamento di quei valori, con un’ulteriore discesa dei prezzi a cui poi seguirà una risalita.
Certo, il momento attuale è di grande incertezza per molte famiglie, ma presto l’acquisto di una prima casa, la sostituzione di quella di proprietà con una più grande o un investimento immobiliare potrebbero risultare davvero convenienti. Con scelte nuove e diverse che sono anch’esse frutto di quella rivoluzione mentale e sociale provocata dal Covid, dai lockdown e dallo smart working. Come la preferenza per metrature maggiori, immobili periferici e dotati di spazi esterni, case più green, moderne e confortevoli, seconde case in aree strategiche rispetto alla residenze e anche da utilizzare per l’ospitalità turistica, anch’essa profondamente mutata dal coronavirus.