Le ricerche non lasciano spazio a dubbi: i lockdown hanno costretto molti a ripensare i loro modi di vivere e di abitare, e questo si riflette sui progetti di acquisto.
Prendiamo la seconda casa: con il diffondersi dello smart working, che probabilmente in molte realtà non sparirà con la fine dell’emergenza sanitaria, è inevitabile guardarla con occhi nuovi. Non solo un luogo in cui trascorrere i weekend o le vacanze, ma una possibile base lavorativa, nel momento in cui essere fisicamente in ufficio non è più un obbligo e si può quindi lavorare godendosi un paesaggio migliore, un’aria più pulita e un’atmosfera più tranquilla.
Così i sondaggi ci dicono che la tradizionale supremazia della prima casa, per quanto riguarda le intenzioni d’acquisto, negli ultimi dodici mesi si è un po’ ridimensionata, a vantaggio appunto della seconda casa e della scelta di acquistare come investimento. E non solo: non c’è niente come rimanere a lungo chiusi in casa per pentirsi di quella scelta che in un tempo più o meno lontano, quando si poteva uscire, ci ha portato metrature ridotte e un balconcino come unico spazio esterno.
Ora si vuole altro: una casa più grande, magari con un giardino, anche se questo comporta il trasferimento in periferia o addirittura in un comune più piccolo vicino alla grande e alla meno grande città, dato che lì i prezzi al metro quadrato sono inferiori. Del resto, e qui torna il tema dello smart working, quello spazio in più è necessario per l’ufficio casalingo e la distanza dal centro e dall’ufficio vero non conta più, così come il fastidio di dover stare a lungo in treno o in metrò.