Viaggia a due velocità il mercato immobiliare in Lombardia nei primi mesi di questo complicato 2021.
A dirlo, dati alla mano, è l’Osservatorio di Immobiliare.it: da gennaio a marzo i prezzi richiesti per gli immobili residenziali in vendita nella regione sono infatti aumentati del 3,6% mentre i canoni d’affitto sono scesi dello 0,7%. Così, la cifra media richiesta da chi vende casa in Lombardia è arrivata a 2.225 euro al metro quadrato, mentre per quanto riguarda gli immobili in locazione, il canone medio richiesto ha superato di poco i 14 euro al metro quadrato.
Come si era già visto l’anno scorso, quando in uno scenario generalizzato di calo dei prezzi di vendita era andata controcorrente, anche nei primi tre mesi del 2021 Milano si è confermata la piazza più cara, con una media di 4.782 euro al metro quadrato in città e di 1.866 euro in provincia, con i prezzi di vendita in crescita rispettivamente del 2% e dello 0,8%. Oscillazioni notevoli che non si ritrovano nelle altre province, compresa quella di Varese (si resta ad esempio dai 2.200 ai 3.300 euro/mq per il nuovo in centro), con l’eccezione di quella di Sondrio (prezzi in calo del 4% fuori dal capoluogo). In calo del 2,1%, invece, gli affitti nel capoluogo lombardo, dove il canone medio è stato calcolato su una base di 18 euro al metro quadrato. Sopra i 10 euro Como (11,8 euro) e Monza (11 euro). Anche in questo caso oscillazioni minime a Varese e nella sua provincia.
Per quanto riguarda poi le tempistiche per la compravendita della casa nelle grandi città in Italia, è un’altra ricerca, quella dell’Ufficio Studi Tecnocasa, a segnalare un lieve rallentamento, con Milano e Bologna che restano comunque le metropoli «più veloci». Dal 2010 ad oggi si scopre così che dopo il picco nel 2012, l’anno peggiore per il mercato immobiliare, dal 2013 i giorni necessari per vendere un immobile iniziano a diminuire progressivamente. Ma l’ultima rilevazione effettuata conferma «un lieve peggioramento». Gli ultimi dati dicono che, nelle metropoli, le tempistiche di vendita sono di 118 giorni contro i 109 giorni di un anno fa (57 a Bologna e 60 a Milano), mentre nei capoluoghi di provincia la media sale a 146 giorni e nell’hinterland delle grandi città arriva a 157 giorni. Dopo una ripartenza veloce delle tempistiche subito dopo il lockdown dello scorso anno, nella seconda parte del 2020 c’è stata una frenata a causa di una maggiore prudenza dei potenziali acquirenti, dei timori legati a un secondo blocco e alla tenuta del posto di lavoro, e di una maggiore attenzione da parte degli istituti di credito all’analisi dei mutuatari e dei loro datori di lavoro.
Per quanto riguarda infine il confronto anno su anno, nel 2020 la pandemia da coronavirus ha provocato una contrazione delle compravendite pari a circa il 19,5%, ci dice un’altra ricerca del centro studi Sarpi, che sono passate dalle 630.000 del 2019, numero mai visto dal 2009 e punto di arrivo di una crescita costante delle operazioni dal 2013 in avanti, alle 510.000 del 2020. Calo più pronunciato, naturalmente, nel primo semestre 2020, a causa del lockdown più duro (-22%), con un rimbalzo nel terzo trimestre, addirittura migliore di quello 2019, e con una certa tenuta nel quarto, nonostante nuove chiusure. Anche i prezzi sono calati, ma si può parlare di «buona tenuta» secondo il centro studi Sarpi, dato che il decremento medio è stato del 2% a livello nazionale rispetto al 2019. Tornando poi alle grandi città, nel 2020 il calo delle compravendite è stato più accentuato che nel resto del Paese, con numeri negativi nel primo semestre, una leggera ripresa nel terzo trimestre e un crollo nel quarto. Mentre per quanto riguarda i prezzi, ricordato il -2% medio nazionale, va segnalato il caso di Milano, già menzionato in precedenza: con +0,5% è l’unica metropoli che ha visto una variazione positiva.