Chi specula fa poca strada: restaurare un’auto d’epoca è gesto nobile purché fatto nel rispetto dell’originalità del mezzo. Le riflessioni dei tecnici esperti.
Si acquista, restaura e colleziona auto d’epoca: lo si fa per passione, per rievocare il proprio passato vivo nella memoria, ma anche per investimenti redditizi. Il mercato di compravendite del motorismo storico fino al 2020 aumentava del 25% l’anno. E aumentano pure le quotazioni di auto che hanno segnato la storia della mobilità. Ma attenti a considerare il motore storico sempre come bene rifugio. Non è così. E’ un buon investimento per molti, ma non per tutti. Perché? Cercheremo di chiarirlo qui con esperti del settore e responsabili di club di auto storiche del Varesotto.
Come considerare storica un’automobile?
Secondo l’art.60 del Codice della Strada, si considerano storiche le auto che abbiano compiuto vent’anni e abbiano un documento di storicità. Il proprietario disbriga le pratiche per ottenere la certificazione di storicità, sottoponendo il veicolo all’esame dei Commissari tecnici di un Club ASI o di un registro storico di marca nazionale (Fiat, Lancia, Alfa). Nel Varesotto operano tre club ASI che certificano auto, moto, veicoli militari, civili, barche, aerei: Varese Auto Moto Storiche, Gallarate Auto Moto Storiche e, a Saronno, club Ariel. L’ASI rilascia il Certificato d’Identità (detto Targa Oro), il CRS (Certificato di Rilevanza Storica e Collezionistica), la Carta FIVA, la Carta ASI di Storicità per ciclomotori. Senza alcun documento di storicità, le auto di oltre venti/trent’anni si considerano “vecchie”, inevitabile il loro deprezzamento.
Quali i criteri per procedere alla certificazione di storicità?
“Il primo criterio che seguono i nostri Commissari Tecnici di club – precisa Angelo De Giorgi, presidente del Club Asi Varese Auto Moto Storiche – è quello di stabilire l’autenticità e la conformità dei documenti del veicolo, del telaio, del motore, nel pieno rispetto dell’originalità del mezzo in ogni sua parte, dalla carrozzeria alle sellerie nell’abitacolo. Ogni elemento è visionato dal commissario e fotografato dal socio Asi per compilare il libretto di storicità: tutto deve essere come l’originale e in buono stato di conservazione. Non sono ammessi sedili rotti, carrozzerie graffiate, punti di ruggine nella carrozzeria”.
Quali vantaggi si hanno a certificare un’auto storica?
“I vantaggi a certificare un’auto di oltre vent’anni secondo i criteri di storicità sono molteplici – aggiunge Arturo Ferraro, presidente del Club Asi, Gallarate Auto Moto Storiche -. Innanzitutto è un gesto culturale di valorizzazione di un veicolo che è un “testimone del tempo e della mobilità”. Poi è un’operazione che permette di circolare regolarmente in deroga ai divieti locali, avvalendosi di forti sconti assicurativi e, in Lombardia e in poche altre regioni, del taglio al 100% della tassa di possesso. Il vantaggio più grande è l’aumento del valore del veicolo, se dotato di Targa Oro Asi o del CRS”.
Come procedere al restauro dell’auto?
“I club ASI – prosegue Angelo De Giorgi – dispongono di Commissari Tecnici preparati all’analisi delle auto. A titolo gratuito, ci capita di fornire consigli prima che il proprietario del veicolo proceda al restauro ed è il gesto migliore. Come una scultura, un dipinto, una villa d’epoca, anche un’auto storica porta i segni del tempo, tra abitacolo, carrozzeria, motore, ecc. Se il restauro conservativo è fatto con cura, nel rispetto dell’originalità, procedendo prima alla pulizia accurata poi ad interventi mirati, compiamo gesti nobili e corretti. A volte osserviamo verniciature avulse dall’originalità, frettolose sostituzioni di meccanica e carrozzeria: interventi che fanno perdere valore ai mezzi e ne impediscono la certificazione di storicità. Meglio vedere i segni del tempo, l’opacità di un veicolo conservato ed autentico. Ecco perché diciamo a tutti: prima di restaurare, chiamateci!”.
C’è un legame tra motorismo storico e promozione dell’ambiente?
“Il legame è stretto – precisano ai club Asi di Varese e Gallarate -. L’habitat naturale delle auto storiche non è un museo o un garage: quello serve per custodirle. Il luogo ideale è il territorio dei sette laghi, l’aria aperta e le piazze dei borghi, l’ambiente meraviglioso in cui viviamo, facendo conoscere a tutti la magia delle livree e della meccanica sotto il cofano, in un contesto di bellezza ambientale. Così si libera la passione e si valorizzano le dimore storiche che ci accolgono, come avviene da anni per la “Varese-Campo dei Fiori”. Nei prossimi giorni – conclude De Giorgi – incontreremo il presidente del FAI, Peter Georg Haag, per sviluppare progetti d’interesse comune”.
Quali le tendenze del mercato tra le storiche?
“Nei mesi della pandemia il mercato ha, in parte, rallentato ma soprattutto ha cambiato aspetto, rafforzando appuntamenti riservati ed aste online – precisa uno dei massimi esperti qual è Cristiano Luzzago, 62enne bresciano, che a Castel Mella restaura e colleziona le oldtimer e a Torbole le youngtimer anni ’90 -. I segmenti di mercato più in voga restano quelli delle anteguerra anni ‘20/’30, le classiche ed oldtimer ben conservate e certificate Asi e registro storico Mille Miglia. Un mondo a parte è quello delle sportive youngtimer anni ’90/fine ’80: auto di pregio sono quei modelli ed edizioni speciali (auto italiane, inglesi, tedesche) con pochi km all’attivo, ma soprattutto poco diffuse e più ricercate. Altrimenti occorre acquistare con cautela. Giacché le insidie sono dietro l’angolo, il mercato delle storiche necessita del parere di tecnici, esperti, più dei restauratori che dei commercianti”.