Costruire una nuova casa a costo zero?
Sfruttando il superbonus 110% nelle sue due declinazioni, ecobonus e sismabonus (rispettivamente interventi di riqualificazione energetica con nuove finestre e nuovi infissi, pannelli solari, schermature, caldaie a condensazione, pompe di calore, micro cogeneratori e caldaie a biomassa, e interventi di messa in sicurezza sismica degli edifici situati nelle zone sismiche di categoria 1, 2 e 3 con l’obiettivo di migliorarne la classe di rischio), e procedendo a una demolizione seguita da ricostruzione, è possibile. Anche se chiaramente gli ostacoli sono tanti, soprattutto dal punto di vista dello sfruttamento del vantaggio fiscale e bisogna accontentarsi, si fa per dire, di ottenere alla fine una casa prefabbricata, in legno o in altri materiali. Una scelta che comunque non è più, ormai, di ripiego: anche nelle nostre città le case prefabbricate spuntano come funghi, a partire da cantieri “snelli” per arrivare a prodotti finiti convenienti ed ecosostenibili.
Entrando nel dettaglio, i motivi per cui la costruzione di una casa prefabbricata, dopo la demolizione dell’abitazione già esistente, gode del superbonus sono presto detti: questi edifici sono a impatto zero, degrado zero, e altamente performanti dal punto di vista dell’isolamento termico (il miglioramento di due classi energetiche previsto dal super ecobonus è garantito) e antisismico. E inoltre possono risultare alla fine più grandi, nei casi in cui si abbia il permesso per costruire un altro piano di una struttura già esistente. In caso contrario, i lavori devono rispettare invece la stessa volumetria, salvo le eventuali innovazioni necessarie per l’adeguamento alla normativa antisismica.
I problemi da affrontare comunque non mancano. Non tutte le spese sono coperte dal superbonus, e quindi bisogna mettere in conto la necessità di aprire il portafoglio, ad esempio, per sanitari o rivestimenti. E poi c’è la questione del credito fiscale: la detrazione fiscale dei costi negli anni seguenti richiede naturalmente che il padrone di casa paghi tasse in modo adeguato, altrimenti il recupero è impossibile anche perché non rinviabile nel tempo. E la cessione del credito al fornitore per ottenere uno sconto, anche totale, in fattura – il sogno di tanti – non è una strada percorribile con assoluta certezza, perché piccole imprese potrebbero avere difficoltà a tenere in piedi il meccanismo. Forse più agevole, quindi, la terza strada: quella della cessione del credito fiscale a banche o istituti finanziari. Uno studio accurato della materia e l’aiuto di specialisti sono in ogni caso assolutamente necessari. Un discorso che vale sempre, anche quando la ristrutturazione non preveda interventi radicali come la totale demolizione dell’esistente.