L’Italia sta davvero formando gli esperti del futuro?
L’ avanzata della tecnologia non aspetta. Intelligenza artificiale, data science e cybersecurity sono oggi le nuove frontiere del lavoro. Ma l’Italia sta davvero formando le competenze necessarie?
Un rapporto della Commissione Europea indica che siamo al 24° posto in Europa per skills digitali, una posizione che riflette un divario significativo. In un contesto globale dove la tecnologia è il motore economico, non stare al passo significa penalizzare la competitività dell’intero sistema-Paese.
Le competenze digitali richiedono un percorso formativo che parta dalle scuole e continui fino all’università. Eppure, solo il 32% degli istituti superiori italiani include un programma strutturato di competenze digitali avanzate, secondo il Miur 2023. È un numero esiguo, specie se confrontato con la Finlandia, dove fin dalle primarie i ragazzi imparano a programmare e ad approcciarsi a intelligenza artificiale e data science.
Non mancano, in Italia, singole iniziative di valore. Alcuni istituti tecnici stanno avviando corsi specifici in collaborazione con aziende tech. L’Its Maker in Emilia-Romagna, ad esempio, propone percorsi in automazione e intelligenza artificiale applicata, con un tasso di occupazione post-diploma superiore all’80%. Ma si tratta di eccezioni: la maggior parte degli studenti italiani non ha accesso a programmi simili e resta tagliata fuori dalle possibilità offerte dai settori digitali emergenti.
L’università italiana ha iniziato ad aggiornarsi, ma il percorso è ancora lungo. Atenei come il Politecnico di Milano e la Sapienza di Roma hanno introdotto corsi in data science e cybersecurity. Tuttavia, secondo il Censis, solo il 10% degli studenti universitari ha accesso a corsi di competenze digitali avanzate.
In paesi come gli Stati Uniti, gli atenei collaborano con grandi aziende tech per offrire stage e formazione pratica già durante gli studi. In Italia, molti laureati in discipline digitali restano privi di un contesto pratico adeguato, trovandosi meno preparati rispetto ai loro colleghi stranieri.
In Finlandia e nei Paesi Bassi, la digitalizzazione della formazione è una priorità. Gli studenti finlandesi, già dalle elementari, vengono introdotti ai concetti di logica e programmazione. In Germania, il sistema duale prevede che gli alunni possano svolgere tirocini in aziende tecnologiche dai 16 anni, avendo così esperienza diretta delle competenze richieste.
L’Unione Europea stima che la Germania avrà formato oltre un milione di esperti digitali entro il 2030, una prospettiva lontana dalle ambizioni italiane.
Non si tratta solo di occupabilità individuale: il futuro del Paese passa da qui. Intelligenza artificiale, cybersecurity e analisi dei dati sono competenze trasversali, richieste non solo nel settore tech, ma anche in finanza, sanità e turismo. Senza esperti, l’Italia rischia di dipendere da competenze esterne, con costi elevati e perdita di competitività. Secondo il Digital Economy and Society Index 2023, l’Italia è al 18° posto per integrazione delle competenze digitali nelle imprese. Le aziende italiane segnalano una carenza di figure specializzate, e l’87% delle Pmi fatica a trovare personale qualificato per ruoli digitali avanzati. È urgente formare una generazione di esperti digitali che sostenga le esigenze delle imprese. Se l’Italia non accelera su questo tipo di formazione, rischia di trovarsi marginale nel panorama tecnologico globale.
Servono investimenti mirati e una revisione dei programmi scolastici e universitari per fare delle competenze digitali avanzate un pilastro della formazione. In un mondo dove la tecnologia evolve rapidamente, è imperativo che l’Italia dia ai giovani strumenti per affrontare il futuro, formando una generazione capace di rendere il nostro Paese competitivo e all’altezza delle sfide globali.