La piattaforma ideata dal CentroCot di Busto Arsizio connette produttori e materie prime “seconde”
L’idea era semplice: sostituire la cellulosa di cotone puro con scarti di cotone tessile, filati e polvere provenienti da rifiuti industriali dell’azienda di tessitura. L’obiettivo duplice: dare nuova vita a quanto avanzato e portare un valore aggiunto estetico alla carta. La realizzazione è avvenuta tramite M3P, la piattaforma cui ha dato vita il CentroCot di Busto Arsizio, nell’ambito del progetto Life, finanziato dall’Unione Europea in sintonia con Univa.
La carta di cotone è solo uno degli esempi possibili, perché il riciclo non riguarda soltanto l’ambito tessile. Material Match Making Platform è un sistema che unisce bisogni e innovazione. Di fatto, i rifiuti industriali non sono immediatamente riutilizzabili in altri processi produttivi e, d’altro canto, un’azienda non ha generalmente accesso alle informazioni e alle tecnologie di altri settori: la piattaforma crea un raccordo, nel rispetto della privacy di tutti.
«M3P – spiega Grazia Cerini, che dirige i laboratori di piazza Sant’Anna a Busto Arsizio – mette in correlazione le aziende che detengono scarti e prodotti a magazzino che vogliono rimettere in circolo e altre che potrebbero avere bisogno di quei materiali. Di conseguenza, gli scarti diventano materia prima “seconda”. Una impresa da sola non potrebbe compiere tutti i passaggi: servono esperti che studino i materiali e individuino come assistere le aziende».
CentroCot dà nuova vita a gambaletti fuori moda utili per creare scialli, o a tipi di carta che, uniti ad altre componenti, si trasformano in tavolini. Le possibilità sono le più varie.
Per costruire un circolo virtuoso servono informazioni su tecnologie, scarti presenti nel territorio, potenziali nuove applicazioni. I risultati di otto mesi di lavoro comprendono i casi pilota analizzati, in base ai quali si prospetta una potenziale riduzione di circa 141mila tonnellate di rifiuti risparmiati alle discariche ogni anno; circa 138.000 tonnellate di CO2 non immesse nell’aria; circa 197.000 tonnellate di materia prima vergine non utilizzata, circa 239.000 metri cubi di acqua risparmiata. Diffondere queste pratiche potrebbe aiutare le PMI a trovare nuove soluzioni e nuovi mercati. Al momento le industrie registrate sono 270, i rifiuti catalogati 480, le tecnologie 24.
«Il progetto era internazionale, abbiamo ideato la piattaforma, realizzato esercitazioni e popolato la banca dati – spiega Cerini – Quando cerchi un materiale, ottieni la scheda tecnica: se chi ha inserito i dati autorizza il dialogo, si crea una connessione. Mettiamo in contatto competenze e tecnologie. Gli scarti così vengono riutilizzati al meglio. Il problema principale è tracciare la storia di ogni materiale, per chi non può farlo ci siamo noi con le nostre prove di laboratorio. Presto nascerà una nuova sezione. Si parte dal tessile per andare oltre. Il progetto è stato premiato e ne siamo notevolmente soddisfatti».
Angela Grassi